Da Gaza a Bologna. Il caso di un ricercatore di UniBo nel mirino di soldati ed ex soldati dell’esercito israeliano all’Università di Bologna
oggi vogliamo portare alla vostra attenzione un caso molto grave di censura e diffamazione avvenuto tra le mura dell’università più antica dell’Occidente: l’Università di Bologna.
Ad essere preso di mira è un ricercatore RTT (tenure track) perchè indossava la kufya durante le sue lezioni, per aver preso parte allo sciopero bianco del 4 novembre 2025 e per i suoi post sui social media in cui denunciava il genocidio in corso in Palestina. La segnalazione all’amministrazione dell’Ateneo è arrivata in seguito alle pressioni esercitate da un gruppo di studentɜ israelianɜ iscrittɜ al DIMEVET (Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie), che hanno definito il comportamento del docente “grave” e “inappropriato”. Tale gruppo è composto da soldatɜ ed ex soldatɜ dell’esercito israeliano che frequentano regolarmente i corsi universitari e che, in alcuni casi, si pensa godano di agevolazioni speciali, come la possibilità di sostenere esami online anche quando il regolamento dell’Ateneo non lo prevede – agevolazioni analoghe a quelle contestate nel caso della studentessa-soldato di UniMi, i cui esami sono poi stati annullati.
Consapevoli che una semplice segnalazione su Facebook non avrebbe avuto effetti, hanno corredato la denuncia con informazioni false e diffamatorie. Hanno accusato il ricercatore di alimentare odio contro Israele e, per giustificare il controllo dei suoi profili social, hanno perfino inventato che fosse lui a invitare studentɜ a seguirlo. Tutte accuse smentite da vari documenti, inclusi i questionari anonimi di fine corso, in cui nessunɜ ha segnalato comportamenti scorretti. Le accuse sono state inoltre diffuse tra diversi docenti del Dipartimento, configurando una vera e propria azione diffamatoria.
Non solo: il gruppo di studenti avrebbe anche chiesto all’amministrazione di vietare l’uso della kufya negli spazi dell’università.
Riteniamo inaccettabile che venga dato spazio a chi cerca di limitare la libertà di espressione di studentɜ e ricercatorɜ e impedire la critica alla complicità delle istituzioni italiane nel genocidio del popolo palestinese.
Il provvedimento disciplinare
A seguito della segnalazione presentata da una studentessa appartenente all’esercito israeliano l’amministrazione di UniBo ha aperto un procedimento disciplinare contro il ricercatore, conclusosi con una censura scritta che comporta un blocco temporaneo della sua carriera accademica.
È gravissimo che l’Ateneo bolognese consenta l’ingerenza di un gruppo di studentɜ che hanno partecipato attivamente al massacro del popolo palestinese.
Non solo questɜ studentɜ vengono protettɜ e tutelatɜ dall’amministrazione, ma è stato loro concesso lo spazio per diffamare e intimidire un ricercatore dell’università. L’Ateneo non ha preso in considerazione le controdeduzioni del ricercatore, accusato di aver violato il codice etico dell’università. Solo dopo la conclusione del procedimento disciplinare, il lavoratore dell’università è stato contattato dall’amministrazione per discutere di persona con i responsabili della pratica. L’utilizzo dell’argomento della violazione del codice etico è paradossale nel momento in cui è la stessa università a proteggere un gruppo di studentɜ direttamente coinvoltɜ nel genocidio del popolo palestinese.
Oltre al provvedimento disciplinare, però, l’Università ha deciso di ignorare la diffamazione decidendo, per ora, di non occuparsi in alcun modo di sanzionare lɜ studentɜ o di proteggere il dipendente da azioni squadriste che, legittimate dal silenzio complice della governance, potrebbero diventare anche molto più pesanti.
UniBo complice e accomodante
In questi due anni, numerose iniziative promosse da studentɜ, docenti e personale tecnico-amministrativo hanno denunciato il silenzio dell’Università di Bologna rispetto al genocidio in corso in Palestina.
Ma non si tratta solo di silenzio: l’Ateneo è direttamente complice del sistema coloniale che opprime la popolazione palestinese, poiché continua a legittimare il progetto israeliano stringendo collaborazioni con istituzioni coinvolte nelle politiche di occupazione e repressione.
Nonostante alcune timide mozioni che si impegnano a non stringere nuovi accordi con università israeliane, nessuna misura concreta è stata adottata dall’amministrazione.
Anzi, al contrario, l’Università ha sanzionato un proprio lavoratore, colpevole soltanto di aver espresso solidarietà con una causa giusta: quella della sopravvivenza e della resistenza del popolo palestinese.
Il comportamento dell’Ateneo costituisce un precedente pericoloso, che rischia di essere replicato altrove.
L’intervento di ELSC e USB
Per questo motivo, European Legal Support Center (ELSC), insieme al sindacato USB, ha deciso di difendere questa causa.
Nel rappresentare il proprio iscritto, USB ha portato numerosi elementi di prova (riportati in dettaglio nell’allegato al presente comunicato) che delineano chiaramente la situazione.
Nonostante ciò, la Commissione disciplinare e il Rettore hanno preferito ignorare tali elementi e confermare una sanzione che appare profondamente ingiusta.
Come ELSC, crediamo fermamente nel valore dell’azione congiunta con chi, come USB, fa della tutela dei diritti dellɜ lavoratorɜ e della libertà accademica la propria missione.
Per questo motivo, continueremo a difendere il nostro assistito e a vigilare su questo caso.
Le domande a UniBo
Questo episodio solleva interrogativi fondamentali.
Sono infatti diversɜ lɜ studentɜ israelianɜ sedutɜ tra i banchi delle aule di UniBo che combattono o hanno combattuto nell’esercito israeliano, esercito responsabile della sofferenza e dell’oppressione del popolo palestinese da oltre 70 anni.
Come già avvenuto all’Università di Milano, anche a Bologna sarebbero stati concessi appelli straordinari e agevolazioni allɜ studentɜ-soldatɜ, diritti non garantiti invece ad altrɜ studentɜ in difficoltà economica o con problemi di salute.
Chiediamo dunque che l’Università di Bologna prenda una posizione chiara e pubblica sulla presenza di soldatɜ israelianɜ all’interno dell’Ateneo e sui privilegi che vengono loro concessi.
Vogliamo portare questo caso al TAR, vuoi aiutarci?
Come ELSC e USB, sosteniamo pienamente la battaglia di lavoratorɜ e studentɜ di UniBo, e rinnoviamo il nostro impegno a mobilitarci per sensibilizzare la comunità accademica e per ripristinare un clima di giustizia, libertà e tutela dei diritti all’interno dell’Università.
Invitiamo la comunità universitaria a stringersi in solidarietà con il ricercatore sanzionato e a respingere con determinazione gli attacchi sionisti e ogni forma di complicità o censura negli spazi accademici.
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